Ferrovie del Messico
Tra i 12 finalisti per il Premio Strega su proposta di Alessandro Barbero, nominato Libro dell’anno dalla trasmissione Fahrenheit di Radio Tre nel 2022, vincitore di prestigiosi premi (dal Mastercard al recente Mario La Cava), direttamente da Asti, come il suo protagonista Cesco Magetti, arriva al MMAB:
FERROVIE DEL MESSICO di Gian Marco Griffi
MARTEDÌ 23 MAGGIO – ORE 18.00 presso il MMAB a Montelupo Fiorentino
Ingresso libero e gratuito
Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. tel. 0571-1590301
“Ferrovie del Messico merita di essere candidato al Premio Strega per la novità, e l’ambizione, del concetto e della trama, come per la qualità della scrittura”
(dalle motivazioni di Alessandro Barbero per la candidatura al Premio Strega di “Ferrovie del Messico”)
Cos’ha di tanto speciale questo libro da mettere d’accordo così tante e diverse giurie? Cerchiamo di spiegarlo in queste poche righe.
“Fuggì dalla solitudine di un mondo in cui niente è mai risolto, e cinque minuti dopo era davanti all’ingresso della biblioteca, dove si rannicchiò per riprendere fiato e fiducia negli esseri umani”.
A cura di Cristina Trinci
Un romanzo vortice che conduce dal mal di denti alla pazzia, sulle ali delle parole sconosciute ai più (di varie provenienze) e dei neologismi, che passa dal grigio e crudo realismo nel dipanarsi della Seconda Guerra Mondiale, al realismo magico sudamericano, di fatto eludendo ogni definizione e debordando in un universo letterario unico e lucidamente folle. La narrazione sembra scappare a ogni capitolo, a ogni pagina, in un altrove lontanissimo e incollocabile a livello temporale e geografico, per poi planare nuovamente sulla solida trama, facendo cadere il lettore in piedi sul tapis roulant della storia a fianco degli incauti protagonisti.
Hanno già scomodato i nomi dei più grandi (Joyce, Borges, Thomas Pynchon, ma anche la comicità parodistica dei Monty Python) per riuscire a trovare un autore simile a lui, si è parlato di romanzo enciclopedico, di romanzo-mondo; quella che emerge sembra un’epopea, ambientata in un preciso (e ben marcato) periodo storico, con tanto di data all’inizio di ogni capitolo, ma in fondo priva di zavorre del passato e capace di alzarsi in volo nel cielo della contemporaneità. Le similitudini con altri autori vengono spontanee, ma alla fine tutti accordano a Griffi una genuina originalità.
La trama può essere riassunta in breve (nel febbraio 1944 il protagonista, un milite della Guardia Nazionale ferroviaria presso la Stazione di Asti, tale Cesco Magetti, viene incaricato di redigere una mappa della rete ferroviaria del Messico per “ordini superiori” di origine nazista), quello che riempie di storie e di senso la narrazione è l’universo plurale generato da ogni singolo personaggio, che ci trasporta ora in un remoto pueblo dell’entroterra messicano, ora in un cimitero piemontese all’avanguardia, passando pure per una fantascientifica fabbrica di colori capaci di influenzare lo stato d’animo delle persone che colpiscono.
Gian Marco Griffi attacca con ferocia i poteri (siano essi politici o spirituali), chiamando a raccolta una schiera di personaggi estremi e al tempo stesso radicati nella loro convinzione, si prende gioco delle storture della storia, dalle grettezze ciniche delle dittature alla meschinità dei piccoli burocrati, e ci schiaffa davanti la bellezza di sentimenti semplici e potenti, dalla commozione al desiderio di libertà.
In bilico tra iperrealismo e fantascienza, Griffi manovra le microstorie di fantasia (e che fantasia!) per ricomporne una più grande che ci abbraccia tutti (come lettori e come persone): un romanzo che trascende i canoni estetici e critici dell’attuale narrativa italiana e si riprende il diritto dello scrittore a sovvertire regole e usanze per liberare la potenza infinita della mente che crea.
Griffi qui ha creato uno stile, ha inventato personaggi improbabili, ma ha soprattutto costruito un mondo fittizio e vero insieme, che rende il respiro più pieno, il pensiero più acuminato.
La forma che si può immaginare per questo romanzo è il prisma, capace di riflettere in ogni sua faccia un diverso tema: follia e poesia, fede e anarchia, identità e pace, identità e guerra, identità e ragione, e ancora violenza, dittatura, pedofilia, eutanasia, bisogni primari, amore, compassione, povertà, ubbidienza, passione.
Difficile immaginare un tipo di lettore (purché tenace, viste le oltre 800 pagine che compongono il romanzo) che non si ritrovi in almeno uno dei registri narrativi o dei temi diversi trattati da Griffi nei capitoli, che si susseguono come microracconti autonomi, ma che combaciano perfettamente con gli altri nel puzzle narrativo progettato da Griffi con abilità orchestrale.
Un libro finalmente nuovo, da ogni punto di vista, che mette un tassello per il millennio letterario che ci aspetta.